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La scala esterna appendice della casa o della sua corte?

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Il tema che si affronta è quello della scala esterna nell’edilizia tradizionale, il quale richiede di partire dalla descrizione della casa tipica. Essa è costituita normalmente da due livelli, l’uno, il secondo, destinato ad abitazione, l’altro, il terraneo, adibito ad uso non abitativo e cioè bottega o magazzino oppure stalla. I motivi che giustificano tale sovrapposizione di piani sono due, da un lato la necessità di separare gli annessi dalla residenza, dall’altro lato il bisogno di distaccare dal suolo, e quindi dall’umidità, l’alloggio; quest’ultima motivazione la si comprende meglio se si considera che anche la dimora isolata è formata da 2 piani nonostante che i locali di servizio si sarebbero potuti affiancare all’abitazione e non al di sotto. Lo si ripete la tipologia costruttiva appena descritta la si ritrova sia nelle case isolate sia in quelle aggregate, tanto se la destinazione del piano terra è a scopo commerciale, quanto artigianale o agricola. È sempre la scala esterna a collegare i due piani anche perché il primo livello ha, in genere, copertura a volta, non, per così dire, bucabile per il passaggio della scala. La scala esterna è ad unica rampa ed è priva di ripiano intermedio. Inoltre essa è sempre abbastanza ripida, spiegandosi tale caratteristica con il fatto che la lunghezza della scala non può superare quella del fronte dell’edificio, anzi deve essere più corta di quest’ultimo per garantire il passaggio di una persona che vuole salire la scalinata senza invadere l’ambito fronteggiante l’unità edilizia contigua; a questa regola vi sono diverse eccezioni quando l’edificio è in campagna e quando la scala è posta su una facciata ortogonale ad una via pubblica.

Una premessa doverosa a quanto detto sopra, che si è trascurato di fare perché la si è data per scontata, è che la scala esterna si dispone sempre parallelamente alla parete per evitare di costituire intralcio alla fruibilità dell’area circostante come avverrebbe se essa fosse ortogonale al fabbricato. La scala esterna, specie qualora sia ai margini di una strada comunale, è uno spazio a metà pubblico e a metà privato: ciò spinge alla sua interpretazione, a volte, di percorso in qualche modo urbano piuttosto che di semplice elemento di collegamento fra i 2 livelli dell’edificio, alla stregua di una scala interna. Il che può determinare una dilatazione della larghezza della scala con il pianerottolo di smonto trasformato in un terrazzino, quasi una piccola corte. Certe volte nei gradini della scala esterna, ai loro margini, si dispongono vasi nei quali si coltiva il prezzemolo, il rosmarino, ecc. Mentre la scala interna è larga quanto la porta cui conduce alla quale si accede in modo istantaneo, la scala esterna non è funzionale solo al passaggio, ma pure alla sosta utilizzando i gradini quali sedili, in definitiva alle relazioni di vicinato (se nel centro abitato); per svolgere questo secondo ruolo è necessario che sia comoda, con un rapporto alzata-pedata migliore. Un’ulteriore precisazione che forse si sarebbe dovuta porre all’inizio, ma che adesso è essenziale per giustificare la funzione di luogo di incontro della scala esterna

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(tenendo conto che non si usava, prima dell’età borghese,

ricevere persone dentro la casa) è che, secondo Mario Cataudella nel suo studio La Casa Rurale del Molise del 1964, la scala esterna qui da noi per il carattere rurale della nostra società è diffusa pure negli agglomerati abitativi e non solo nel territorio agricolo. L’ingresso all’abitazione è posto al termine della scala esterna ed esso per ridurre le bucature che, se troppe, indebolirebbero eccessivamente la struttura muraria, svolge sia il compito di apertura che di aeroilluminazione. Per evitare che l’acqua piovana proveniente dal tetto, dato che le gronde essendo il metallo un materiale raro, possa bagnare chi entra in casa, si posiziona la scala esterna sul lato del timpano e quando, invece, si trova al di sotto della falda questa viene prolungata per proteggere il pianerottolo di smonto. La scala esterna indica la presenza dell’accesso all’abitazione, e poiché le porte dei due distinti livelli della casa si trovano sul medesimo fronte (salvo quella che conduce all’orto), essa denuncia che da questo lato ci sono gli accessi.

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L’ingresso al piano terraneo è collocato di frequente al di sotto del ripiano di arrivo della scala. Così come i piani sono destinati ad attività diverse, allo stesso modo gli accessi sono differenziati e nello stesso tempo possono avere dimensioni diseguali. Non è detto, un inciso necessario, che le porte si aprano sulla strada, potendo essere situate lateralmente (discorso simile, è ovvio, vale per la scala esterna). La scala esterna si associa, in ambito urbano, alla casa a schiera e, perciò, lungo una strada ve ne può essere addirittura una serie. Va aggiunto che le scale esterne comportano che gli edifici debbano essere a corpo doppio, non potendosi ammettere fabbricati aventi in pianta una dimensione maggiore se non con la scala in posizione centrale, quindi interna, per questioni di luminosità. L’elencazione dei caratteri delle architetture con scala esterna condotta finora non deve essere interpretata quale definizione di un «tipo edilizio» univocamente definito riscontrandosi tante varianti dello stesso; quelle individuate sono da ritenersi le più consone al tipo, quelle che garantiscono un migliore «rendimento» di tale tipologia in termini di organizzazione degli spazi, di funzionalità distributiva. Infine, si evidenzia che la scala esterna, almeno per il lato su cui è appoggiata, annulla l’immagine del fronte del classico edificio a capanna.

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