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Quando la fotografia sposa la letteratura

Aggiornamento: 14 nov 2023

L’atmosfera di queste immagini è quella di un ambiente arido: siamo nel deserto dell’Arizona il quale può essere definito un altopiano essendo una vasta distesa pianeggiante posta, mediamente, a circa 1.000 metri al di sopra del fiume Colorado. In alcune delle foto sullo sfondo pianeggiante si scorgono dei rilievi rocciosi le cui superfici sono il frutto del modellamento del vento; si tratta di relitti di antiche montagne che progressivamente sono state demolite dall’azione eolica. Questi residui di massicci montani costituiscono dei testimoni di altre ere geologiche, raccontateci dalla storia del territorio.



L’impressione che rimane all’osservatore guardando queste fotografie è quella, nonostante la presenza di elementi contemporanei (una stazione di servizio, un’automobile, ecc.), di essere al cospetto di luoghi antichi. Siamo di fronte a un pezzo di natura primordiale, così come succede guardando un vulcano o un ghiacciaio. L’oggetto del reportage di Francesco Morgillo è il deserto quale ambiente selvaggio e incontaminato solo a tratti umanizzato. Il deserto è qualcosa di imponente che suscita quello stesso sentimento del “sublime” che si avverte ammirando un precipizio, una gola, un’emergenza rocciosa. La pianura desertica è priva di orientamento e tale sensazione di spaziale è data anche dalla difficoltà di ricondurre i caratteri morfologici proprie di quest’area alle categorie geografiche alle quali siamo abituati. Non ci succede nella realtà italiana di vedere picchi montuosi spuntare in mezzo a zone piatte. È impossibile per noi scomporre il territorio in unità paesaggistiche omogenee anche perché non è facile sezionare questo paesaggio, per molti versi caotico. Ciò si traduce in una certa difficoltà nell’avvicinarci alla conoscenza di questo contesto ambientale: il percorso che ha portato alla comprensione e, quindi, al controllo di tale parte del mondo è stato lungo ed è avvenuto mediante la rappresentazione cartografica, gli studi geologici, cioè attraverso i saperi scientifici, ma pure la fotografia ha fornito un importante contributo all’appropriazione da parte dell’uomo di questo ambito naturale.



Le foto costituiscono un apporto di informazioni di tipo artistico che è complementare a quello delle scienze esatte, come la topografia. Con il tempo si è avuto un cristallizzarsi delle immagini fotografiche che sono, così diventate degli stereotipi. Specie attraverso le vedute contenute nei fotogrammi di tanti film western si è prodotta l’invenzione di un paesaggio originale, ben riconoscibile, ma per tanti versi ripetitivo. Si registra un’ampia produzione di immagini che hanno contribuito alla valorizzazione turistica del territorio. Lo sforzo di Francesco Morgillo è quello del superamento di questi luoghi comuni fotografici con un cambiamento di percezione che è dovuto, innanzitutto, all’influenza della letteratura della beat-revolution, in particolare al romanzo “On the road”. Il centro delle immagini diventa la strada la cui costruzione ha rappresentato un decisivo strumento per la conquista dello spazio. Si tratta di arterie viarie che ricalcano le direttrici dei percorsi dei pionieri i quali passando nel deserto e fra le montagne raggiungevano il Far West. Pur essendo un ambiente ostile il deserto è diventato un luogo di transito abituale e la strada viene a costituire il mezzo per addomesticare questo spazio. A cominciare dal periodo eroico dei pionieri la distesa desertica subisce un processo di antropizzazione, seppur limitato. In un’ottica positivista la strada è un fattore di sviluppo, mentre dal punto di vista ecologista essa è un elemento di disturbo ambientale. A contestare la viabilità sono pure i nostalgici del passato i quali sono contrari alla tecnicizzazione. Le strade, in situazioni come questa, sono essenziali per godere di paesaggi che, altrimenti, in assenza di punti di osservazione dai quali possono essere percepiti non esisterebbero neppure.



Morgillo non sposa alcuna di queste posizioni, ma si concentra nello sforzo di fissare nelle sue foto il contrasto tra la maestosità dell’ambiente che rimanda ad una realtà primordiale e il tentativo di modernizzazione formato dalla strada e da tutto ciò che gli circola intorno, sia esso una pompa di benzina, un motel, un interporto, la carcassa di un’automobile, un lavaggio di veicoli.





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